Welfare
“Chi Odia Paga”, la piattaforma legaltech che difende le vittime di odio online
Secondo stime dell’International Center for Research on Women nel mondo il 73% delle donne ha subìto un qualche tipo di violenza di genere tramite strumenti digitali, ma l’odio online si accanisce contro qualsiasi gruppo sociale. «Difendersi dall’odio online è difficile, lento e costoso. Mentre è così facile, veloce e gratuito offendere», dice Francesco Inguscio, founder e CEO di Cop - Chi Odia Paga. «Vogliamo difendere i bersagli di odio online rendendo fruibile direttamente online l’accesso a tutte le azioni necessarie per rispondere legalmente agli hater. Tramite la nostra piattaforma puntiamo anche a finanziare progetti di sensibilizzazione ed educazione ad un uso costruttivo della comunicazione sulla Rete»
di Anna Spena
I numeri dell’odio online crescono di anno in anno in maniera impressionante e con questi le vittime in Italia e nel mondo. Secondo stime dell’International Center for Research on Women nel mondo il 73% delle donne ha subìto un qualche tipo di violenza di genere tramite strumenti digitali, ma l’odio online si accanisce contro qualsiasi gruppo sociale. L’ultima “Mappa dell’intolleranza” redatta ad inizio 2019 da Vox Diritti ci ricorda che in Italia su un campione di oltre 215.000 tweet analizzato, ben il 70% contiene messaggi di odio: tra questi il 32% riguardava i migranti (+15% rispetto al 2018), il 27% era contro le donne (+2% rispetto al 2018), il 15% riguardava odio contro gli islamici (+7%rispetto al 2018), l’11% contro i disabili (+3% rispetto al 2018), il 10% contro gli ebrei (+6% rispetto al 2018) e il 5% contro gli omosessuali. Cosa possiamo fare?
«Difendersi dall’odio online è difficile, lento e costoso. Mentre è così facile, veloce e gratuito offendere. Siamo davanti a uno spread di giustizia», racconta Francesco Inguscio, founder e CEO di COP – Chi Odia Paga, la Startup legaltech italiana, a vocazione sociale, contro l’odio online.
Lanciata a Milano nel 2018 dal venture accelerator Nuvolab, con il finanziamento di Oltre Venture e l’advisory legaltech di LT42, la piattaforma legaltech “Chi Odia Paga” si prefigge l’obiettivo di difendere i bersagli di odio online rendendo fruibile direttamente online l’accesso a tutte le azioni necessarie per rispondere legalmente agli attacchi degli hater di cui l'utente è vittima.
«L’odio online», continua Inguscio, «è “a portata di click” e forse anche da questo nasce il senso di impunità che lo avvolge. Volevo portare sul digitale la difesa legale delle vittime di odio online: dobbiamo supportarle dove avviene il reato. Mi sembra doveroso scendere in campo contro l’odio online mettendo al servizio della società le competenze e le risorse accumulate in questi 10 anni di attività nel mondo dello sviluppo di startup innovative. Tramite la nostra piattaforma puntiamo a ‘tassare chi odia’ per finanziare progetti di sensibilizzazione ed educazione ad un uso costruttivo della comunicazione sulla Rete».
Diffamazione, hate speech, cyberbullismo, cyberstalking e revenge porn. Sono tante le facce dell’odio online, ognuna con conseguenze devastanti sulla vittima, ma anche su tutta la società.
Il primo servizio promosso, e messo a disposizione delle vittime di reati d’odio online, già durante la fase beta della piattaforma, è il "feedback legale digitale" che consente di sapere gratuitamente se le condotte d’odio di cui si è vittima sono perseguibili legalmente.
«Come COP», continua Inguscio, «abbiamo avviato una partnership tecnica con Kopjra, startup specializzata nella protezione della proprietà intellettuale e della privacy su Internet, e l’editore giuridico Giuffrè Francis Lefebvre. Inoltre abbiamo ricevuto il patrocinio dell’Ordine degli Avvocati di Milano».
Ad oggi sono già 1200 gli utenti che si sono rivolti alla piattaforma per avere una consulenza. Se esistono gli estremi di una denuncia si procede poi con la legalizzazione della prova digitale, che permetterà l’acquisizione forense utilizzabile in giudizio delle condotte d’odio subite; al take-down , ovvero la rimozione o la deindicizzazione automatica delle offese online; e infine la diffida digitale, ovvero il formale invito all’hater a non proseguire nella condotta offensiva, avvertendolo delle conseguenze che possono derivare dalla sua inadempienza.
«A breve», spiega il Ceo di COP, «saranno attivi anche i servizi di denuncia e querela fino alla causa vera e propria. In linea di massima, tutti i nostri servizi, costano un decimo di quelli richiesti da “un avvocato analogico». Ma denunciare non basta. «Noi come startup non ci occupiamo di fare educazione in senso stretto. Ma è fondamentale investire anche in questa direzione. In Italia c’è un gruppo corposo di associazioni che si occupano di odio online in difesa di alcune categorie specifiche e con un forte radicamento nel territorio, ma hanno difficoltà a fare raccolta fondi e realizzare i progetti. Così come COP abbiamo deciso di creare una rete del bene, l’odio non lo fermi solo con le denunce, ma lo fermi con l’educazione»
«Poco dopo l'inizio dell'attività a pieno regime ci siamo resi conto, dalle tantissime richieste di aiuto pervenute, della presenza di un grande gap informativo che impera sullo stato di diritto: le vittime di odio online sembrano poco consapevoli dei propri diritti e raramente sono a conoscenza delle tante realtà presenti sul territorio che possono dare sostegno e supporto anche in situazioni di estrema gravità. Proprio per aumentare questa consapevolezza, come utile integrazione ai servizi già forniti da Chi Odia Paga nasce, sul sito, abbiamo inserito anche una sezione “Call 4 Ideas”, interamente dedicata alla raccolta di fondi attraverso un crowdfunding contro l’odio online. Qui le associazioni potranno proporre il progetto che vorrebbero vedere finanziato, basterà rispondere alla call “Una Buona Causa"».
Alle associazioni basta candidare il progetto compilando, direttamente il form online caricandolo sul sito ufficiale di Chi Odia Paga dove verrà reso visibile al pubblico insieme a tutti gli altri partecipanti al termine della call. Una volta online ogni soggetto promotore potrà condividere l’iniziativa con il suo network così da raccogliere voti per la propria iniziativa direttamente sulla piattaforma. Il progetto più votato dagli utenti della rete potrà avviare la campagna di crowdfunding con l'obiettivo di raccolta minimo di 5mila euro. Al raggiungimento del primo obiettivo di raccolta, un matching grant di altri 5mila euro garantito da un’azienda partner, finirà all’associazione e altrettanto a Chi Odia Paga. La somma raccolta attraverso il crowdfunding di Chi Odia Paga insieme al matching grant, sarà devoluta integralmente all’associazione per supportare il progetto proposto mentre l’ulteriore donazione del partner corporate permetterà a Chi Odia Paga di garantire l’accesso gratuito a tutti i propri servizi fino ad esaurimento del budget messo a disposizione dalle aziende.
Sono stati dodici i progetti candidati alla prima edizione della call chiusa a fine giugno tra cui è stato selezionato, con una votazione online che ha coinvolto quasi 3.000 votanti, il progetto “New Wild Web – Le armi del cyberbullismo”: spettacolo teatrale dedicato al tema del cyberbullismo di carattere interattivo e multimediale messo in scena dalla compagnia Puntozero di Milano composta da giovani detenuti. «A breve», conclude Inguscio, «lanceremo la seconda call».
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.